Ci manca ancora la medaglia d’oro. Ripetere Torino (11 volte sul podio
e 5 ori) era considerata impresa quasi impossibile, ma non arrivare mai
primi è come non essere andati alle Olimpiadi. Sinora il medagliere
parla solo con le voci del Nordest, terra di montagne e di neve, ma
anche di gente solida sugli sci e che sa guardare oltre la pista. Come
Magda Genuin che ha sfiorato il podio nella sprint a tecnica classica e
promette di salirci già dalla prossima gara. Magda, 30 anni, agordina,
figlia di un fondista di Grenoble ‘68, ha messo subito a frutto la sua
recentissima laurea lavorando con i bambini autistici e la sua passione
nel difendere la sua valle dalle speculazioni selvagge. La lezione di
carattere può essere utile alla squadra azzurra che ha talento per
vincere e cerca forse la motivazione per l’oro in attesa del SuperG e
di Fabris sulla sua distanza ideale. L’Italia dedica pochi sforzi agli
sport invernali, lo sport rischia sempre di restare schiacciato dal
pallone; il resto esiste soltanto quando si sventola il tricolore per
le Olimpiadi. Intanto, Vancouver va avanti tra rinvii, sicurezza che non c’è e paura degli atleti. Lo si è visto nella discesa femminile: qualche difficoltà aumenta lo spettacolo, ma c’è un limite all’incoscienza richiesta. Una slovena è rimasta a terra con la gamba malridotta e non si sono visti per troppo tempo medici e barelle. Vancouver rischia di passare alla storia olimpica non per i risultati, ma per la morte del georgiano Nodar. E.P. |
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