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Da il Gazzettino dell'11 Gennaio 2011: "FALCADE Presentato il Pat: nel documento i punti di debolezza del paese «Case care, giovani in fuga» I prezzi proibitivi degli immobili al primo posto fra le cause di spopolamento
“Un’occasione per discutere dei nuovi strumenti a disposizione dei
Comuni per gestire e tutelare il territorio”. Con questo slogan si è
aperto il primo incontro organizzato dall’ amministrazione comunale di
Falcade per presentare, discutere e capire quali sono le aspettative e
le esigenze della popolazione in relazione al Pat (Piano di assetto
territoriale). Già in mattinata e nel pomeriggio la bozza del Piano era
stata presentata, in una serie di incontri ad autorità ed enti preposti
alla tutela del territorio, associazioni e sindacati di categoria,
ordini e associazioni di volontariato e sociali. Tutte attività che,
come spiegato dal sindaco Stefano Murer, servono a recepire le esigenze,
i suggerimenti e le osservazioni che provengono dai vari soggetti sulla
bozza del Pat già approvata dalla giunta comunale, valutare e inserire
le proposte. La parola è poi andata ai due tecnici dello Studio ”Veneto Progetti” di Conegliano al quale è stato affidato il compito di redigere il Pat di Falcade, i per la spiegazione. Due le "anime": il Pat strumento di strategia e piano di interventi che va a determinare le scelte. Nella prima bozza dell’amministrazione, sono stati considerati tre grandi capitoli: il sistema turistico, il sistema insediativo e relazionale e il sistema ambientale. Di tutti e tre è stata fatta un’analisi approfondita nella quale sono emersi i punti di forza, di debolezza e gli obbiettivi che si vogliono raggiungere. Tra le debolezze sono stati inseriti ad esempio i costi proibitivi per i residenti, in gran parte giovani, delle case: causa di spopolamento. Oppure: la diminuzione delle persone impiegate in agricoltura. Tra i punti di forza: l’ambiente, con la Val Fredda, La Piana, le Zone umide, i fabbricati di interesse storico e artistico. E tra gli obbiettivi da cogliere c’è anche la valorizzazione dell’eco sistema della valle del Biois e produzione di prodotti agro-alimentari. Per il pubblico ha preso la parola Patrizia Murer del Comitato Piana di Falcade che ha polemizzato con Murer sottolineando di non capire perché siano stati indetti due incontri con la popolazione invece che uno. E precisando che il Comitato Piana è pronto ad un confronto a 360 gradi con il Comune e i soggetti interessati. d.f. |
Da il Corriere delle Alpi del 30 Settembre 2010: Comitato sul piede di guerra: "Reclamiamo più trasparenza"
FALCADE. «Reclamiamo informazione e trasparenza». Il Comitato contro la
cementificazione della Piana di Falcade torna ad attaccare il
sindaco Stefano Murer che, a loro avviso, racconterebbe «cose non
corrispondenti alla realtà dei fatti» sulla questione del progetto di
Renzo Secchi. «In giunta», dice il Comitato, «Secchi aveva
presentato un dettagliato piano finanziario che prevedeva un
investimento fino a 4 milioni di euro. Proponeva un successivo
confronto con la Minoranza, il Consorzio e il Comitato, affinché tutti i
soggetti portatori di interessi collettivi sapessero». «Non
vogliamo e non possiamo esprimere alcuna valutazione su quel
progetto», prosegue il Comitato, «ma non si neghi che si trattava di una
cosa documentata e proposta seriamente. Ancora una volta si è
negata ai cittadini la possibilità di conoscere, valutare, bocciare o
applaudire una proposta concreta. È poi doveroso ricordare che per
l’ex Cetaceo e per il Parco i bandi sono andati più volte deserti,
che le relative questioni navigano nell’incertezza e che non si sa
nemmeno se i falcadini verranno mai a sapere degli esiti di questo
concorso per idee e soprattutto dei relativi costi». (g.san.) |
Da il Corriere delle Alpi del 30 Settembre 2010: "Puntavo allo sviluppo armonico"
FALCADE. «Proponevo un investimento da 4 milioni di euro per
lo sviluppo armonico della Piana: non sono stato ascoltato». Il
progetto della riqualificazione dell’area della Piana di Falcade, citato
dal Comitato contro la sua cementificazione, era di Renzo Secchi,
imprenditore falcadino oggi a Panama. Un progetto sul quale il
Comitato e il sindaco di Falcade hanno trovato modo di “beccarsi”
nuovamente con il primo a chiedere spiegazioni sul perché la
proposta di Secchi non fosse stata tenuta in considerazione e con il
secondo a sostenere che «nessun documento è mai giunto a questa
amministrazione». Per cercare di capire come sono andate le
cose, quindi, abbiamo raggiunto telefonicamente a Panama, Renzo
Secchi. «C’è stato un incontro con la giunta», ha detto Secchi,
«nel corso del quale io ho proposto un progetto di sviluppo
armonico della Piana, perché credo che quella zona bellissima debba
essere riqualificata complessivamente e non un pezzo qua e uno
là». «Non ho messo sul tavolo un documento ufficiale», precisa
l’imprenditore falcadino al telefono, «ma un foglio di lavoro in
cui prospettavo la possibilità di investire 3-4 milioni di euro,
chiedendo come contropartita solamente la concessione dei terreni per un
periodo adeguato per ammortizzare gli investimenti. Chiedevo»,
continua ancora l’imprenditore che ora lavora all’estero, «inoltre di
discutere il progetto assieme al Comune e agli altri soggetti
interessati a partire dal Comitato della Piana e poi, eventualmente, di
presentarlo in un’assemblea pubblica in modo che tutti potessero
aver chiare le mie intenzioni». Documento ufficiale o no, dopo
l’incontro con la giunta il filo del dialogo si è interrotto. «Io penso
che non abbiano creduto nelle mie intenzioni», dice oggi Secchi,
«non c’era la volontà politica e quindi io non ho più insistito e
ho fatto altre scelte. Mi fa piacere che oggi, da quanto ho sentito, sia
nato il progetto di idee per la riqualificazione della zona. Una
soluzione (caldeggiata dallo stesso Secchi da queste colonne già nel
giugno 2009, ndr) che, se fatta in maniera seria, mi pare
intelligente. Io, però, non parteciperò». Il progetto, che
inizialmente prevedeva un intervento al Parco del Cetaceo, si era
poi ampliato finendo per comprendere quindi l’intera Piana. «La
nostra idea», spiega Moreno Tomaselli, che aveva collaborato con Secchi
alla fase di progettazione «prevedeva un cambiamento piuttosto
radicale dell’area con un leggero aumento di volumetria. Il tutto»,
conclude quindi Tomaselli al termine dell’incontro, «a nostro
avviso, avrebbe garantito un miglioramento estetico, una maggiore
fruizione turistica e anche la creazione di nuovi posti di lavoro.
Inoltre, la proposta era stata valutata e accolta favorevolmente
anche dal Comitato». G. Santomaso |
Da il Corriere delle Alpi del 26 Settembre 2010: Murer: "non mi dimetto" E spiega le sue ragioni
FALCADE. «Non ho sbagliato a proporre il Pua e a congelarlo fino a una
pianificazione condivisa con il Piano di assetto del territorio».
Dopo i duri attacchi ricevuti prima dal consigliere provinciale Cesare
Rizzi e poi dal Comitato contro la cementificazione della Piana, il
sindaco di Falcade si difende. «Da quando rappresento il
territorio di Falcade come sindaco», premette Murer, «sono consapevole
che le scelte e le decisioni prese quotidianamente hanno effetti
positivi e negativi e le responsabilità per le loro conseguenze sono
imputabili al sottoscritto. Sono pure cosciente del fatto che le
mie decisioni vanno bene a qualcuno e male ad altri. Le scelte hanno
delle giustificazioni, ma le responsabilità dei loro effetti ricadono
su chi ne è esecutore: non occorre che nè il Comitato nè il
consigliere provinciale Rizzi me lo ricordino». Murer entra poi nel
merito di queste scelte che ha definito “colpa” in riferimento
alla chiusura dell’albergo Focobon. «Ritengo di non aver
sbagliato nel proporre un Piano urbanistico attuativo delle previsioni
del Piano regolatore di Falcade», spiega, «e che sia stato
corretto congelare il tutto fino ad una pianificazione condivisa con la
redazione del Piano di assetto del territorio, o meglio con il
Piano degli Interventi, e pertanto immotivate sono le richieste delle
mie dimissioni da parte del Comitato». Il sindaco chiarisce poi
due punti su cui aveva insistito il Comitato. «Riguardo all’area
descritta come fatiscente, ricordo che è compresa nel perimetro di Pua
della famigerata urbanizzazione della Piana e pertanto il suo
recupero deve essere pianificato in un unico modello. Riguardo alla
riqualificazione dell’area parco sono stato avvicinato da un
locale che ha proposto, solo a parole, un investimento nei termini
dichiarati dal Comitato, ma nessun documento è mai giunto
all’amministrazione. Dalla proposta verbale di quel cittadino scaturisce
il bando “Idea progetto” per la riqualificazione di quell’area».
- Gianni Santomaso
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Da il Gazzettino del 26 Settembre 2010: Murer, "Non mi dimetto"
La chiusura definitiva dell’albergo Focobon ha portato il Comitato della
Piana a chiedere la testa del sindaco. E il primo cittadino, Stefano
Murer, risponde alle accuse... senza perdere la testa. «Le scelte vanno prese quotidianamente - afferma Murer - ed è inevitabile che non sempre vadano bene a tutti. Le scelte hanno delle giustificazioni, ma le responsabilità dei loro effetti ricadono su chi ne è esecutore. Non serve, pertanto, che il Comitato e il consigliere provinciale Cesare Rizzi me lo ricordino. Ritengo di non aver sbagliato nel proporre un piano urbanistico attuativo delle previsioni del Piano regolatore di Falcade e ritengo che sia stato corretto congelare il tutto fino ad una pianificazione condivisa nell’ambito del Piano di assetto del territorio, o meglio del Piano degli interventi. Ritengo pertanto immotivate le richieste di dimissioni avanzate dal Comitato. Per quanto riguarda l'area che viene descritta come fatiscente devo ricordare che essa è compresa nel perimetro di Piano attuativo della famigerata urbanizzazione della piana e pertanto il suo recupero deve essere pianificato in un unico modello. In riferimento alla proposta di riqualificazione dell'area parco, sono stato avvicinato da un investitore locale che ha proposto, solo a parole, un investimento nei termini dichiarati dal Comitato, ma nessun documento è mai giunto a questa amministrazione. Tuttavia, da quella proposta, è scaturito il bando "Idea progetto" proprio per riqualificare l’area parco». |
Da il Corriere delle Alpi del 25 Settembre 2010: "Il sindaco Murer si dimetta"
FALCADE. «Sindaco, si dimetta». Sulla questione relativa alla chiusura
dell’albergo Focobon interviene anche il Comitato contro la
cementificazione della Piana di Falcade e lo fa sfoderando la spada.
Un intervento atteso dopo che il sindaco Stefano Murer aveva
dichiarato al Corriere delle Alpi di considerare una colpa il
“congelamento” del famoso Piano urbanistico attuativo poichè la
decisione avrebbe, nel caso specifico, impedito al Focobon la
possibilità di ampliare la propria area. Si tratta di quello
stesso Pua contro il quale il Comitato aveva combattuto una vera e
propria battaglia. «Dopo mesi di silenzio inquietante», dicono i
membri del Comitato, «finalmente qualcuno dice con chiarezza
quello che da tempo si cerca di spiegare ai paesani».
L’interpretazione che il Comitato dà dell’intera questione è
chiara. «Falcade dunque sta morendo», ragionano, «gli alberghi
chiudono, chiuderà anche il Parco, chi ha la conduzione della pista da
fondo ha già dichiarato che mollerà. Insomma la crisi incombe.
Tutto imputabile al fatto che non si è costruito sulla Piana. E
naturalmente alle decisioni prese quel 9 novembre 2007». E poi arriva
l’affondo. «Sindaco, se è convinto di aver sbagliato quella sera e
che la paventata rovina di Falcade sia riconducibile proprio a quella
decisione, si dimetta. Lo spirito speculativo delle affermazioni
di questi giorni è evidente. Affermare con tanta enfasi che Falcade
è ridotta così male e che l’unica àncora di salvezza è costruire sulla
Piana, è davvero troppo comodo, soprattutto in vista di una
futura non lontana campagna elettorale. Significa per altro voler negare
la reale complessità delle questioni». Per il Comitato, in
definitiva, non è possibile imputare la chiusura di un albergo al
fatto che sulla Piana non si possa costruire. Piuttosto, gli stessi
membri del gruppo si chiedono come mai l’amministrazione comunale
non prenda in esame la promozione dell’area adiacente la strada
regionale, dall’ufficio postale alla stradina per il Parco.
«Un’area», dicono, «la cui fatiscenza è per altro sotto gli occhi
di tutti, turisti compresi». Non solo, ma il Comitato invita Murer a
far chiarezza anche su un’altra questione. «Spieghi», dicono, «i
motivi per cui non ha nemmeno voluto discutere e far conoscere
alla popolazione un progetto proposto poco più di un anno fa da un
cittadino di Falcade, che prevedeva una riqualificazione proprio
di tutta quell’area, dal laghetto al parco, dal campo di ghiaccio al
campo di calcio, investendo del suo, senza chiedere al Comune
nemmeno un euro, ma soltanto la concessione di quell’area per un congruo
numero di anni».
- Gianni Santomaso
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Da il Gazzettino di Belluno del 25 Settembre 2010: "Chiude il Focobon, Via il Sindaco"
«Sindaco dimettiti». A chiedere le sue dimissioni è il Comitato per la
piana dopo che a Falcade ha chiuso anche l’albergo più vecchio di
Falcade, il Focobon. Sarebbe colpa delle scelte urbanistiche del Comune,
favorevole all’edificazione sulla piana, oltre che alla mancata
realizzazione di un parcheggio a servizio dell’albergo chiesto dalla
proprietà, e del declassamento da tre a due stelle deciso dalla
Provincia. «Falcade sta morendo e gli alberghi chiudono - si legge nel comunicato - e chiuderà anche il parco. Chi gestisce la pista di fondo ha già dichiarato che mollerà. Insomma la crisi incombe». Il fatto che Stefano Murer asserisca che Falcade sia ridotta male e che l'unica ancora di salvezza sia costruire sulla piana, per il Comitato è il «segnale di una visione ottusa e distorta, che nega le reali e complesse dinamiche legate allo sviluppo turistico del paese». «Non basterebbe riqualificare tutta l'area adiacente alla Provinciale 346, che va dall'ufficio postale alla stradina che porta al Parco, per dare respiro e sufficienti guadagni a chi vuole creare nuove e rinnovate strutture?». E perché Murer non ha voluto discutere il progetto privato di riqualificazione del laghetto e dell’area sportiva? Stefano Murer risponde ironico: «Magari fra un anno e mezzo lascerò. Sono amareggiato per la chiusura dell’albergo. Il Comune ha fatto delle scelte e può anche darsi che siano state la causa o la concausa. Sulla riqualificazione dell’area ludico-sportiva, abbiamo chiesto elaborati, finora mai ricevuti, proprio per parlarne ai cittadini». D.F. |
Da il Corriere delle Alpi del 24 Settembre 2010: "Albergo Focobon: altre polemiche"
FALCADE. Rizzi contro Murer sulla questione Focobon. La chiusura del
più vecchio albergo di Falcade scalda gli animi in Valle del Biois
dove le dichiarazioni del sindaco Stefano Murer hanno avuto
l’effetto di far arrabbiare il consigliere provinciale locale, Cesare
Rizzi. Murer si era detto amareggiato per la cessazione
dell’attività e aveva fatto capire che la causa, almeno in parte, è
figlia del “congelamento” del piano urbanistico attuativo votato
dalla Giunta nel marzo 2007 e avversato da una petizione popolare di
2102 firme che hanno detto no ad una colata di 40 mila metri cubi
di cemento sulla Piana. «Sono sconcertato dalle dichiarazioni
del sindaco», attacca Rizzi, «poteva amareggiarsi prima visto che sa
come stanno le cose al Focobon e non ha fatto nulla per aiutare
l’albergo. Ora non può cadere dalle nuvole». Il primo cittadino di
Falcade aveva addirittura parlato di “colpa” dell’amministrazione
comunale che, fermando il piano urbanistico attuattivo, avrebbe
impedito un possibile allargamento dell’area dell’albergo sulla Piana.
Parole nelle quali il consigliere Rizzi vede la volontà di
addossare le responsabilità della chiusura al Comitato contro la
cementificazione della Piana di Falcade. «Murer», dice, «ha
trovato nel Comitato un capro espiatorio. La realtà è che questa
amministrazione non si è prodigata per il turismo, infatti anche altri
esercizi stanno chiudendo. Il sindaco non può fare queste
dichiarazioni, deve prendersi le sue responsabilità». Per Rizzi,
in definitiva, la chiusura del Focobon è solo l’ultimo tassello di una
situazione che da anni sta degenerando e della quale sarebbe
artefice anche l’ex sindaco Bepi Pellegrinon che ieri si era rammaricato
per la sorte dell’albergo. «Pellegrinon», incalza Rizzi, «ha
fatto costruire case dappertutto e ora s’inventa le soluzioni, ma
quello che ha fatto è stato più negativo che positivo». Insomma, ciò
che tre anni dopo fa ancora discutere a Falcade, è il cemento di
ieri, di oggi e magari anche del futuro. Gli alberghi chiudono,
gli appartamenti restano sfitti e c’è chi tiene d’occhio il congelatore. G. Santomaso |
Da il Corriere delle Alpi del 23 Settembre 2010: "Chiude l'albergo Focobon La storica struttura non dava più reddito"
FALCADE. Una lancetta della storia alberghiera di Falcade si
è fermata. Per sempre o per poco non si sa, ma certo è che
qualche giorno fa l’albergo Focobon ha chiuso i battenti. Una notizia
che per Falcade, i suoi abitanti e per l’economia turistica non è
per niente buona. Quello che chiude non è infatti solo un albergo,
ma è l’albergo più vecchio del paese. “Il nuovo gioiello del turismo
valligiano”, come era stato definito, venne aperto nel novembre
del 1902 da Emanuele Murer. In quel momento, assieme alla casa
dei Bulf, era la costruzione più a valle del centro storico di Col de
Rif. Nei decenni successivi il paese si sarebbe sviluppato proprio
in quella direzione. Il primo nome fu “Albergo Fioccobon”, mutato
alcuni anni dopo in “Albergo Focobon al Rifugio Mulàz” e infine in
“Albergo Focobon”. Oggi è una struttura chiusa, ma i motivi che
hanno portato la proprietà a questa Intanto l’ex sindaco e l’ex
presidente dell’azienda di soggiorno di Falcade-Caviola, Bepi
Pellegrinon, si dicono molto dispiaciuti. «Una conduzione non
familiare non dà reddito», dice Pellegrinon «e la politica dovrebbe
farsi carico di questi problemi. Spero si instaurari un dialogo
tra il Comune e i proprietari, tale da consentire l’utilizzo parziale
dell’edifico per appartamenti a patto che ci sia un tornaconto
anche per l’ente». Sui destini del Focobon si è discusso pure su
internet. Oltre a chi elogia i nove anni della gestione di Sveva Murer,
in tanti parlano di “sconfitta” per l’intero paese. Di questo
parere sembra anche il sindaco di Falcade, Stefano Murer. «La chiusura
di ogni struttura», dice, sia essa storica o recente, con uno o con
cento posti, è un fatto estremamente negativo per il territorio.
Quella del Focobon sarà una mancanza non colmabile». Il sindaco prova
poi a ragionare sulle cause della chiusura. «Il proprietario ha
la facoltà di fare le sue scelte», spiega, «intendo incontrarlo
per capire bene le motivazioni. Certo la struttura necessita di
adeguamenti ed era stata declassata dalla Provincia». «Inoltre»,
aggiunge, «l’area è limitata e non permette un eventuale sviluppo per
l’albergo. L’unica possibilità sarebbe verso la zona della Piana
di Falcade, ma ciò non è fattibile a causa delle scelte
dell’amministrazione comunale». Parla proprio di “causa”, il sindaco
di Falcade, ritornando quindi sulle decisioni prese da lui stesso
il 9 novembre 2007 quando decise di “congelare” il Piano urbanistico
attuativo avversato da ben 2102 firme contrarie a colate di cemento
sulla Piana. «Ogni scelta ha delle conseguenze», conclude Murer,
«e relativamente alla chiusura del Focobon dobbiamo tener conto anche
di questi elementi». G. Santomaso |
Da il Gazzettino del 26 Agosto 2010: Il comitato Piana di Falcade «Si presti attenzione al Pat»
«Ribadiamo la necessità che la comunità di Falcade tenga alta
l'attenzione, soprattutto in questa fase altamente delicata del Pat.
Auspichiamo si faccia il possibile affinché si possano promuovere
riflessioni in merito a uno sviluppo montano, visto non come un modello
costruito con gli stampini, bensì percorso che riconosca la specificità
e il valore del proprio patrimonio culturale, umano e naturale». Il
comitato contro la cementificazione della Piana si fa sentire dopo la
delibera 79 con la quale la giunta di Falcade ha adottato il documento
preliminare, con relativo rapporto ambientale e schema di accordo di
pianificazione. «Anche in questa quarta estate dalla nostra costituzione e dalla lotta senza esclusione di colpi per salvare una delle area di cui i falcadini e i suoi “montanari acquisiti” vanno più fieri - scrive il sodalizio -, il comitato può ancora dire che la Piana è lì, incontaminata, verde e fruibile. E questo nessuno lo può contestare. E speriamo di poter ancora a lungo continuare a ribadire la stessa cosa e a rassicurare i nostri sostenitori, amici e paesani, che la Piana rimane la fonte di vita per tutti coloro che in Falcade cercano pace, tranquillità e aria buona, e per tutti coloro, e sono sempre di più, che credono nella montagna come qualcosa di certamente fruibile e di indispensabile, ma che riconoscono in essa anche la semplicità di una scelta di vita che contrasta pienamente con l'agiatezza e sfarzosità della città metropolitana, dei suoi centri commerciali e dello stress». (m.m.) |
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